Cos’è la gastraenterite
La gastroenterite, chiamata anche influenza intestinale è una malattia di origine virale che colpisce stomaco e/o intestino tenue e crasso ed ha un decorso piuttosto breve di 24/48 ore. I virus più comuni responsabili di questa malattia sono rotavirus, norovirus e adenovirus (1). Nonostante non sia causata da virus influenzali, spesso si confonde con l’influenza vera e propria che invece colpisce l’apparato respiratorio, provocando febbre, disturbi respiratori, congestione, dolori muscolari e stanchezza.
La gastroenterite può colpire neonati, bambini, anziani e persone con ridotte difese immunitarie, i sintomi hanno un esordio improvviso e regrediscono nel giro di qualche giorno. Non vengono colpiti i bambini al di sotto dei 6 mesi (in quanto protetti dagli anticorpi materni (IgG) trasmessi per via placentare e dalle IgA presenti nel latte materno), mentre si calcola che circa il 95% dei bambini, entro i tre anni di età, va incontro ad almeno un episodio di gastroenterite virale, generalmente indotto da rotavirus.
Ad alto rischio sono gli anziani, le donne in gravidanza, i neonati, i soggetti denutriti, le persone immunocompromesse. I bambini piccoli (asili nido, scuole elementari) possono essere particolarmente vulnerabili, perché il loro sistema immunitario non è ancora maturo e gli anziani in quanto il loro sistema immunitario tende a diventare meno efficiente. In questi soggetti a rischio dobbiamo fare molta attenzione alla disidratazione, un campanello di allarme è rappresentato da sintomi che persistono oltre 5/7 giorni, magari con febbre ricorrente. Alcuni segni possono aiutarci a capire se è in atto una disidratazione (2), tra questi:
- occhi infossati
- sensazione di testa vuota
- sonnolenza
- letargia
- aumento della sete
- sensazione di secchezza e di appiccicaticcio della mucosa orale
- perdita di elasticità cutanea
- riduzione della produzione di urina
- riduzione della lacrimazione
Diagnosi
La diagnosi della gastroenterite virale si basa sui sintomi, sull’esame fisico del paziente, e talvolta sulla consapevolezza della contestuale presenza di identici quadri clinici nella comunità in cui vive il paziente. E’ possibile effettuare una diagnosi diretta attraverso test rapidi in grado di rilevare nelle feci la presenza del virus, o in maniera indiretta, escludendo possibili infezioni batteriche o parassitarie.
Trattamento, alimentazione consigliata e raccomandazioni
Dato che si tratta di un disturbo il più delle volte di natura virale, non esiste un farmaco specifico che permette di curare la gastroenterite virale in modo mirato ed efficace. In questi casi, l’unico modo per guarire è intraprendere una terapia farmacologica volta a curare i sintomi più fastidiosi come diarrea, crampi addominali e vomito. È possibile assumere paracetamolo per alleviare il disagio e riposare in abbondanza.
Di fondamentale importanza è bere molti liquidi ed apposite soluzioni reidratanti a piccoli sorsi ma frequenti, ed evitare di assumere antidiarroici che potrebbero ritardare l’eliminazione dei virus nelle prime fasi. In fase acuta è necessario evitare alimenti solidi, per far riposare il tubo digerente. Per rinforzare le vie digestive messe duramente alla prova dall’infezione, può essere utile assumere probiotici in grado di ripopolare il microbiota intestinale e ripristinare l’equilibrio (3). I più indicati sono quelli a base di Saccharomyces boulardii e Lactobacillus rhamnosus GG, che esercitano un’azione antinfiammatoria e contribuiscono a mantenere integro il tessuto che riveste l’intestino. Una metanalisi della Cochrane ha raccolto i risultati di 23 studi controllati, randomizzati, realizzati in diversi Paesi su un totale di 352 adulti e 1.441 bambini con diarrea di origine infettiva. Il trattamento con vari probiotici è in grado di abbreviare la durata media della diarrea di 1,3 giorni rispetto al placebo o a nessun trattamento (4).
Passata la fase più critica si potrà riprendere una alimentazione fatta di cibi nutrienti, leggeri e poco conditi in pasti frazionati per non appesantire lo stomaco. Non esistono regole rigide da seguire: è sufficiente indirizzarsi verso alimenti freschi, ricchi di vitamine e sali minerali, come frutta, verdura, carboidrati complessi e facilmente digeribili; senza dimenticare piccole quantità di carne magra o pesce, cucinate in modo semplice e con pochi grassi.
Si consiglianp pertanto:
- pasta in bianco
- pane tostato e alimenti secchi (taralli semplici, grissini ecc.)
- riso, senza disperdere l’amido che si sprigiona con la bollitura, in quanto sostanza utile nella diarrea
- patate bollite
- polenta
- passati di verdure (zuppa di carote in particolare, le carote possono anche essere consumate crude)
- limone
- banane
- carni magre, facilmente digeribili (meglio, quindi, se cotte al vapore), in particolare pollo e tacchino
- pesce, anch’esso bollito o cotto al vapore; prediligere quello azzurro, come il merluzzo
- parmigiano, formaggio facilmente digeribile e di alto valore nutrizionale
Sono al contrario da evitare:
- bevande bollenti o troppo calde (la temperatura troppo elevata può irritare le pareti intestinali)
- cibi troppo elaborati e grassi: fritti, dolciumi, cibi piccanti o molto conditi
- latte e derivati del latte (formaggi, burro e yogurt) in quanto, nel corso della virosi, la mucosa intestinale è impoverita delle sostanze necessarie per la digestione di questi alimenti
- caffeina (azione irritante sulla mucosa intestinale)
- alcol (azione disidratante),
- fumo e bibite gassate
Importante anche l’assunzione di un multivitaminico e in particolare di vitamina C (presente nel ribes rosso oltre che in arance, limoni, pompelmo, kiwi, etc.) per via del suo ruolo immunostimolante, e delle vitamine del gruppo B (dalla vitamina B1 alla B12) per la loro comprovata utilità nel fornire energia durante gli stati di affaticamento e per supportare le attività neurocognitive del sistema nervoso migliorando così memoria, concentrazione e tolleranza allo stress.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Elena Coradeschi
Bibliografia
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Weinberg, A. D., Minaker, K. L., Coble, Y. D., Davis, R. M., Head, C. A., Howe, J. P., … & Skelton, W. D. (1995). Dehydration: evaluation and management in older adults. Jama, 274(19), 1552-1556.
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Fooks, L. J., Fuller, R., & Gibson, G. R. (1999). Prebiotics, probiotics and human gut microbiology. International dairy journal, 9(1), 53-61.
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Allen S et al. Probiotics for treating infectious diarrhoea (Cochrane Review). In: The Cochrane Library, Issue 4, 2004.
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Wen, L., Ley, R. E., Volchkov, P. Y., Stranges, P. B., Avanesyan, L., Stonebraker, A. C., … & Gordon, J. I. (2008). Innate immunity and intestinal microbiota in the development of Type 1 diabetes. Nature, 455(7216), 1109.
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